donne ispiratrici poeti annunciatori

donne ispiratrici poeti annunciatori

«Donne ispiratrici e poeti annunziatori»

(Traduzione da: Édouard Schuré, Femmes inspiratrices et poètes annonciateurs).

Prefazione

Le tre figure femminili che occupano la prima metà di questo volume: Mathilde Wesendonk, Cosima Liszt e Marguerite Albana rientrano in quella categoria di donne superiori che possiamo identificare sotto l'appellativo di ispiratrici. Non esiste nulla di più diverso che queste tre anime, tutte con un temperamento e un carattere forte, riconoscibili fino all'estremo. (Rien de plus divers que ces trois âmes individualisées jusqu'à l'extrême en des caractères et des tempéraments accentués)

Un tratto comune le unisce e le avvicina. Ispirano pensieri creatori nell'amore e per l'amore. La passione, della quale conobbero l'ebbrezza e il dolore, ha sempre finito per tradursi nell'opera dell'uomo amato. Questa è una sorta di fecondazione spirituale dell'Eterno-Mascolino eseguita dall'Eterno-Femminino, nella quale è riconoscibile una delle più nobili funzioni femminili. Certo il passato offre illustri e aulici esempi di questo genere d'influenza.

E se ne possono trovare altri, oscuri ed eroici, nel presente, anche se, nel momento attuale dell'evoluzione, tutte le funzioni e tutti i ruoli sono sminuiti, dimenticati e confusi dal forte materialismo che imperversa in quest'epoca. A questo materialismo si contrappongono i grandi esempi che contengono in germe l'avvenire. L'amore, e qui per amore intendo l'amore tra l'uomo e la donna, si evolve come tutto il resto. Senza abbandonare il suo ruolo essenziale di madre e di sposa, la donna moderna tende sempre di più a diventare collega dell'uomo nella sua molteplice azione (action multiple).

Nel momento in cui la donna si eleva al rango di inspiratrice, il suo operato diventa più cosciente, più consapevole e più attivo che mai.

L'amore, quando diventa il grande amore, non cessa di vivere la passione, l'attraversa nelle sue profondità più recondite, emergendo dall'altra parte, nella sfera della divinazione e della fede.

La passione, che solitamente è figlia del disordine, diventa così armonia e figlia della bellezza. Una svedese di grande talento, la signora Ellen Key, ha tracciato un notevole e significativo ritratto della futura Eva: «La donna del futuro, dice, esiste già nei sogni dell'uomo e, di conseguenza, assume la sua forma. Il tipo ideale di donna moderna, così come l'uomo la sogna, non è una donna mascolinizzata, ma è la manifestazione dell'eterno femminino in tutte le sue forme.» Eppure, tutto quello che emerge con forza dall'anima, prima o poi, s'incarna nella vita.

Così, la fusione completa dell'uomo e della donna, fusione diversa ma unita in un unico organico, costituirà un essere nuovo e un potere sociale caratterizzati da una forza immensa. Al tipo di donna ispiratrice, che anticipa una nuova evoluzione dell'amore, corrisponde la categoria dei poeti annunciatori, che prevede la teorizzazione d'un nuovo concetto della vita e del destino umano.

Negli ultimi venticinque anni del XIX secolo il materialismo giunse al suo più alto grado d'intensità nell'arte come nella società offrendo lo spettacolo inatteso d'un brusco ritorno al misticismo e alla spiritualità che non ha ancora dato i suoi frutti. Non è trascurabile come il movimento poetico, emerso da questa ondata di nuove idee, abbia preso istintivamente il nome di simbolismo.

Perché, secondo la scienza dello Spirito, gli Archetipi che preesistevano nell'Eterno sono sigilli (elementi) indispensabili affinché le Forze Creatrici dell'Invisibile rimangano impresse nel Visibile, in modo tale che il Simbolo diventi lo strumento di tutte le creazioni divine e umane.

– Se avessi voluto studiare le origini e lo sviluppo di questo movimento, avrei dovuto occuparmi della figura originale ed illustre di Stéphane Mallarmé che ne fu, in realtà, l'iniziatore, e riservare un posto d'onore a M. Henry de Régnier che rappresenta il simbolismo ancora oggi così brillantemente.

Avrei dovuto tener conto della moltitudine di personaggi che gli hanno preceduti o seguiti. Questo studio, che sarebbe accattivante e utile, è ancora da farsi. Tuttavia, il mio desiderio personale consisteva nell'indagare l'avvenire basandomi sul presente. Per questo, ho dovuto scegliere tre poeti indipendenti rispetto a qualsivoglia scuola e lontani dalle attenzioni della folla. Di seguito la ragione che ha determinato questa scelta:

Leggendo l'interessante libro di M. Jules Huret intitolato Enquête sur l'évolution littéraire, che offre, attraverso una serie di vivide istantanee, la fisionomia realistica e vivente dei più illustri letterati contemporanei, si rimane colpiti da un fatto in particolare. Quello di vedere quanti poeti, romanzieri e critici, interrogati sul movimento simbolista e sull'avvenire della poesia, si sono dimostrati poco preoccupati del destino dell'uomo e dell'importanza capitale che questo potrebbe assumere per l'arte. Tra sessantaquattro letterati intervistati, solamente due – che sono entrambi occultisti, oltre a essere poeti e pensatori d'un certo rilievo – Péladan e Jules Bois affermarono che il problema estetico subisce e subirà sempre la dominazione del problema metafisico e religioso.

Effettivamente, a seconda di come si pongono o si risolvono le questioni metafisiche e religiose, si pone e si risolve allo stesso modo il problema estetico, morale e sociale. Soltanto un numero ristretto di persone avrà coscienza di questa relazione, la maggior parte non dubiterà mai di nulla.

D'altronde questo non si potrebbe manifestare nell'imminente, approcciandosi all'ineluttabile logica delle cose. Ecco perché la fine del XIX secolo, con una scienza e una filosofia radicalmente atee, è caduta, per quanto riguarda l'estetica, nel naturalismo grossolano di Zola e della sua scuola; moralmente e filosoficamente, nella negazione della libertà umana; nel campo della sociologia, nell'appiattimento livellatore e distruttore di tutte le nobiltà intellettuali; politicamente, nel culto servile delle ottuse masse a scapito d'una cerchia privilegiata di pensatori.

In una tale confusione, non è forse dovere sacro e, insieme, la più alta missione del poeta quella di prendere coscienza del problema del destino umano e di farsi apostolo d'una fede? È per questo che ho creduto preferibile scegliere, tra i poeti più recenti che ci permettono d'intuire l'avvenire, tre personalità che sono consapevoli del problema al punto da farlo divenire il centro della loro vita e da sacrificare tutto il resto.

Il primo tra questi poeti, la signora Ackermann, ha spinto al limite l'ateismo esprimendo la tragedia della disillusione con una forza impareggiabile. Il secondo, Louis Le Cardonnel, un mistico in piena regola, si rifugia nell'ortodossia cattolica e diventa prete, ma conservando una vocazione personale che offre alla sua fede una consistenza e un timbro speciali. Il terzo, Alexandre Saint-Yves, che, a parer mio, riesce ad indicarci l'orientamento più lampante verso l'arte del futuro, benché si sia rifiutato di proseguire per questa strada, esprime con certi esempi superbi come applicare alla poesia, in maniera feconda, la fertile intuizione occulta e la scienza mistica trascendentale.

I nuovi poeti saranno liberi di scegliere tra questi tre modelli di pensiero, che si contendono lo spirito francese all'alba del XX secolo, e potranno stare a vedere dove questi ultimi saranno in grado di condurli. Qui ho voluto solamente accennare a queste figure. Ad un certo punto, quando nessuno dei poteri costituiti, né la Chiesa, né l'Università, né lo Stato, riuscirà più a riconoscere la strada che conduce alla verità e alla vita, sarà compito del poeta crearsi una fede secondo i dettami del suo cuore o della sua coscienza – poco importa il nome che le darà – a patto che sia una fede sincera, profonda e invincibile.

S. Barr, Alsazia, Settembre 1907