lettera tiziano castello

lettera tiziano castello

Caro Tiziano,

Ho gonfio il cuore questa sera e non ho coraggio di svuotarlo. Sto seduta con le gambe nervose sulla sedia di plastica con i braccioli, davanti agli occhi ho il tumulto delle mie colonne di libri, alcune magiche pietre e la nostra splendida fotografia, da me elevata al rango d'immagine sacra, baciata ogni sera, guardata più sovente del mio stesso riflesso. Ti ricordi tu? Ti ricordi? Avevamo l'occhio beffardo e molti volumi pieni di meravigliose parole e, se la mia confusione non m'inganna, dovevamo essere a casa tua ed al momento dello scatto avevamo improvvisato senza guardarci un'espressione che s'è plasmata uguale e speciale sui nostri due volti. E' la nostra solita sciancata sincronia, presente nei gesti, nelle parole superflue, nel ritmo dei baci e mai prettamente nelle cose importanti. Che poi sta sera sono stanca amore e tu sai che come parlo a sproposito, scrivo a proposito. Perchè , in realtà, so bene che ogni cosa perde importanza, davanti all'amore. Perfino la pioggia, il freddo delle aule, i miei malumori di prima mattina rimangono più dolci all'ombra del nostro albero. Il tempo ha preso altre forme da quando insieme lo trascorriamo, il sentiero dei minuti è come un' argilla plasmata dal tuo passo sulla mia terra. Doveva essere tanto tempo fa o così poco per noi che pare indifferente.

Ripenso al senso di famigliarità che da sempre ci lega, sull'origine del quale ero solita tormentarmi avendo l'eco di voci dentro di me che mi sussurravano i contorni biechi dei nostri comuni trascorsi, in altre epoche, forse in altre estati, in altre vite la cui visione ci viene da sempre inspiegabilmente negata, la cui esistenza l'intuizione non può far altro che toccare. Come hai visto dalle foto, ho trascorso sabato notte nel castello in Emilia, circondata da persone che, anche se quasi mai viste prima, grazie al misterioso vincolo del sangue, mi sono parse come da sempre mi appari tu, anche se con ben minor intensità, legate enigmaticamente alla carne del mio spirito. Esse mi hanno gentilmente accolta, saziata e condotta ad esplorare i nobili passati del mio nome, sempre da mio padre, come d'abitudine, cautamente celati. La cugina di mia nonna, una donna sulla settantina, portante i segni d'una andata bellezza ,un fascino subentrato con agli anni di troppo e l'aria di prendere tutto per gioco mi ha tenuta vicino a lei per gran parte della sera raccontandomi, divertendosi come una ragazzina, le storie dei miei antenati, effettivamente idioti o maniaci, in appartamenti solenni, tutti vittime di terribili passioni. Adesso anch'io, tesoro, so quindi di portare con loro la croce d'argento dei Pio di Savoia, casata feudale che ebbe nel XI secolo la signoria di Quarantola, nel mezzo del modenese, il cui capostipite fu un Manfredi, padre d'innumerevoli podestà e d'imperscrutabili dipinte signore. Questo mi fa sorridere ed insieme mi rende chiara, per la prima volta, adesso, la lettura di vari simboli necessaria per la comprensione integrale del mistero. O almeno, per meglio dire, questo mi fa sentire più vicina alla fonte delle comuni nostri esperienze che, con la forza fioca del mortale spirito, solo sfiorare ci è concesso. A queste strane ed inaspettate scoperte si somma l'attrazione che entrambi, istintivamente, dai primi anni di vita, proviamo per le ambientazioni aristocratiche, per i gesti armoniosi, per gli agi, per la musica e l'arte. Temo, mio sole di primavera, che ora non potrei non apparire, agli occhi degli altri, folle ed oscurata affermando, ferma, con tutta la fede del mio cuore che sì, sì, sì, da sempre ci conosciamo.

Aspetto con deliziosa voglia le tue risposte, e ti bacio ancora, a lungo a lungo a lungo, dove tu sai.

Lea

ps. Visitando il vittoriale ho visto una bacchetta magica in una teca, posta nella stanza dedicata alle muse, allestita da D'annunzio per meglio progettar le sue creazioni. Incuriosita dalla singolarità dell'oggetto ho chiesto spiegazioni. Ebbene, amore, ho scoperto che il poeta era solito regalare, alle più travolgenti tra le sue donne, una bacchetta magica per poter vivere giovani e continuare a dar soavemente respiro alle sue belle parole. Non è pazzesco? Si vede che gli uomini dotati di genio sono soliti condividere le più bizzarre passioni..